I VITIGNI

”Generosa Barbera. Bevendola ci pare d’essere soli in mare sfidanti una Bufera”
Giosuè Carducci (1835 – 1907)

BARBERA

Ad oggi considerato tra i più importanti vini rossi italiani, la sua comparsa storiografica è datata 1512, anno cui risale un atto catastale del Comune di Chieri che ne segnala la presenza. Grazie ad una rapida diffusione è diventato il vino che i contadini destinavano al proprio consumo.

Dopo un lungo periodo in cui ha continuato ad animare i territori circostanti, il Barbera ha conosciuto un nuovo rilancio a partire dagli Anni Ottanta, grazie ad un gruppo di produttori decisi ad accrescerne la qualità complessiva.

Nel 1970 è stata riconosciuta come Denominazione di Origine Controllata e nel 2008 ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

Viene vendemmiato nella seconda metà di settembre. La versione Superiore, ottenuta dopo un’attenta selezione delle uve in vigneto, è affinata in cantina per un periodo minimo di 12 mesi, durante i quali deve trascorrere almeno 6 mesi in botti di legno. Infine è necessario un periodo di maturazione in bottiglia.

Il Barbera è un vino capace di attendere per anni il momento migliore per esser consumato.

Di colore rosso rubino, che con il tempo vira al granata, è un vino che si presenta al naso intenso, vigoroso ed alcolico. La tipologia Superiore, grazie al passaggio in legno, si arricchisce di note speziate.

Nella versione base accompagna egregiamente tutto il pasto, la versione Superiore si abbina ai piatti della grande cucina, ai piatti di carne, alla selvaggina di pelo e di piuma. Inoltre è ideale con i formaggi, soprattutto se stagionati o erborinati.


La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar”
Giosuè Carducci (1835 – 1907) – San Martino

NEBBIOLO

Il nome Nebbiolo deriva dalla parola “nebbia”: i motivi potrebbero esser due. Il primo fa risalire il nome all’aspetto offuscato, quasi annebbiato, dell’acino ricoperto da abbondante pruina. Il secondo, più suggestivo, è legato alla maturazione molto tardiva delle uve: la vendemmia del Nebbiolo, infatti, avviene ad ottobre inoltrato, quando i vigneti sono avvolti nelle nebbie mattutine.

La sua storia inizia, probabilmente, in epoca romana, ma nel 1926 la sua identità si rafforza con la creazione del Consorzio per la difesa dei vini Barolo e Barbaresco, prodotti con uve Nebbiolo.

Oggi il Nebbiolo è conosciuto in tutto il mondo: dà infatti vita al Barolo, uno dei vini più amati a livello internazionale, e al Barbaresco.

Da abbinare a piatti tipici del territorio, tra gli antipasti accompagna taglieri di salumi e formaggi stagionati e tome piemontesi. Può esser abbinato a primi piatti quali i tajarin al tartufo d’Alba o agli agnolotti al plin. Ottimo anche con la polenta taragna. Tra i secondi piatti, a base di carne, l’abbinamento ideale è con il filetto di Fassone, il brasato, il bollito, lo stufato e la selvaggina.

Nei vini giovani si presenta di colore rosso rubino mediamente intenso e con una buona trasparenza, caratteristica di questo vino in quanto la buccia degli acini presenta un minor accumulo di sostanze coloranti.


“Il vino è un composto di umore e luce”
Galileo Galilei (1564 – 1642)

ARNEIS

L’uva bianca tipica del Roero.

Mentre il Nebbiolo si sviluppa sulla riva destra del Tanaro, il Nebbiolo bianco, ovvero l’Arneis, si trova sulla riva sinistra. Si tratta di un vino elegante, sapidissimo e pieno di profumi, che gli conferiscono un irresistibile fascino. Si tratta, però, di un vitigno difficile, che matura tardi e ha una bassa acidità.

Coltivato nel Roero fin dal 1400, per secoli è stato sinonimo di vino bianco, insieme al Moscato, con cui ha condiviso la sorte venendo vinificato in purezza o trasformato in Vermut.

Nei primi anni del Novecento, a causa della sua difficoltà ad esser domato e, soprattutto, a causa della sua scarsa resa, arrivò all’orlo dell’estinzione  venendo sradicato a favore di vitigni più semplici da coltivare.

Rivalutato a partire dagli Anni Settanta, grazie agli sforzi dei privati e alla ricerca scientifica, ha dato al Piemonte il suo vino bianco.

Un minimo di altitudine e terreni a base di argilla e gesso costituiscono l’habitat naturale per stimolare l’acidità nelle uve: non a caso, infatti, è coltivato quasi esclusivamente in Piemonte.

Il vitigno dell’ Arneis ha profumi fruttati, come la pera, che possono ricordare anche frutti esotici.

La contenuta acidità e la sapidità ne fanno un vino relativamente facile da bere, ottimo con il pesce e gli antipasti, oppure come aperitivo.